Diagnosi differenziale del dolore
Il dolore muscoloscheletrico è sicuramente uno tra i sintomi maggiormente diffusi nella popolazione generale e rappresenta uno dei motivi che induce il paziente a consultare un medico almeno una volta nella sua vita.
Anche se apparentemente si tratta di un sintomo banale, in realtà i meccanismi fisiopatologici alla base della sintomatologia dolorosa muscoloscheletrica sono molto complessi.
A lungo il dolore associato a malattie reumatiche è stato considerato legato a meccanismi ben noti legati all’infiammazione acuta o cronica o a precise alterazioni morfostrutturali delle articolazioni coinvolte, ma la pratica clinica è nella realtà più complessa mostrando frequentemente discrepanze tra intensità e caratteristiche del dolore riportato dai pazienti.
É ampiamente dimostrato infatti come molteplici modificazioni neurofisiologiche nella percezione, trasmissione e più in generale funzionalità delle afferenza nocicettive a livello del sistema nervoso centrale sono chiamate in causa in corso di questa patologia determinando di conseguenza molteplici manifestazioni dello stesso sintomo.
Il dolore riferito in sede articolare può originare dalle strutture articolari intra-articolari (capsula articolare, periostio, legamenti, osso subcondrale, sinovia ma non la cartilagine che ha pochissime terminazioni nervose nel suo contesto), da strutture peri-articolari adiacenti o intorno all’articolazione (borse, tendini) oppure essere un dolore riferito da siti più distanti.
Classica e fondamentale distinzione nella trattazione del dolore articolare è la differenziazione tra il dolore di tipo meccanico ed il dolore di tipo infiammatorio.
Il dolore di tipo meccanico è un dolore presente prevalentemente al movimento e che non è riferito dal paziente in condizione di riposo se non in forme ormai cronicizzate. È il classico dolore presente in corso di osteoartrosi o danno strutturale di un’ articolazione, presente al momento della sollecitazione articolare e che classicamente si associa alla difficoltà della ripresa del movimento da parte del paziente dopo periodi più o meno lunghi di inattività (questo fenomeno prende il nome di GELLING). Generalmente sono coinvolte grandi articolazioni come ginocchia, anche ma anche colonna vertebrale e mani. Con l’avanzare della patologia articolare il dolore compare a seguito di attività sempre meno impegnative e assume caratteri di maggiore persistenza.
Differente è invece il dolore di tipo infiammatorio in quanto si tratta in questo caso di un dolore più subdolo presente principalmente a riposo e che “obbliga” il paziente al movimento, in quanto il movimento articolare è associato a miglioramento della sintomatologia algica. É pertanto un dolore classicamente riferito dal paziente soprattutto alla notte durante il riposo, e che causa continui risvegli aggravando ulteriormente la percezione stessa del dolore da parte del soggetto. Caratteri che accompagnano pressoché costantemente il dolore di tipo infiammatorio sono segni clinici caratteristici di questa condizione e che altro non sono che espressione di flogosi. Pertanto nella sede interessata dal dolore si identifica la presenza di calore, rossore e gonfiore, segnale quest’ultimo di raccolta di liquido infiammatorio a carico della sede articolare coinvolta dalla sintomatologia algica.
Nella trasmissione degli stimoli dolorosi a livello articolare, strutture nervose afferenti realizzano collegamenti sinaptici con neuroni di secondo ordine a livello del corno dorsale del midollo spinale (NOCICEZIONE) con la funzione di identificazione gli stimoli (trasduzione), passare questi stimoli da terminazioni periferiche alla corda spinale (conduzione) e in conclusione trasferire questi stessi stimoli a neuroni della lamina specifica del corno posteriore (trasmissione) con lo scopo di elaborare le informazioni sensoriali. Gli stimoli sensoriali cosi giungono in strutture sovraspinali specifiche quali ad esempio il talamo, al fine di essere progressivamente elaborati, e in questo passaggio dalla periferia verso strutture centrali, a tutti i livelli sono presenti dei sistemi interni di controllo che effettuano un’azione modulatoria sul segnale.
In corso di dolore meccanico lo stress articolare innesca questa serie di trasmissione ed elaborazione, mentre in corso di dolore infiammatorio la liberazione di sostanze pro-infiammatorie nel microambiente articolare amplifica e innesca lo stimolo algico.
Differenziare il tipo di dolore articolare appare dunque fondamentale nella gestione del paziente che lamenta dolore, e alla luce della complessità anche della trasmissione neuronale dei segnali, è indispensabile una rigorosa valutazione del paziente attraverso anamnesi ed esame obiettivo.
Professor Alberto Migliore

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